Sabato ore 15.15

 

Solo Stalin durò al Cremlino più di Vladimir Putin, che con le presidenziali di questo fine settimana si avvia a iniziare il suo quinto mandato da capo dello Stato: lo è di fatto dal 2000, tranne quando – fra il 2008 e il 2012 – fece eleggere il delfino Medvedev e tenne per sé la carica di primo ministro, perché la Costituzione – poi cambiata – gli impediva di ricandidarsi. Nella società russa Putin gode ancora di grande consenso, anche perché l’opposizione è ridotta ai minimi termini: alcuni candidati sono stati estromessi dalle elezioni, altri leader sono in prigione, altri ancora – come Alexei Navalny – in carcere sono addirittura morti. Proprio sua moglie, Yulia, sta tentando in questi giorni di dare un segnale, invitando tutti i russi che non si riconoscono in Putin a votare insieme a mezzogiorno di domenica. Il reportage di Solen De Luca racconta il momento attuale e le fasi finali della campagna elettorale, con l’inizio delle operazioni di voto; quello di Eric Campbell raccoglie invece le storie dei giornalisti russi costretti a fuggire all’estero per poter diffondere un’informazione indipendente. Arricchiscono il dibattito testimonianze di diversi italiani residenti in Russia. Analizza questi temi, in studio con Andrea Sarubbi, Mattia Massoletti, ricercatore dell’ISPI per Russia, Caucaso e Asia centrale.

L’apertura è dedicata ai rischi di coinvolgimento dell’Europa nel conflitto in Ucraina: le parole del presidente francese Macron sulla possibilità di inviare truppe, le minacce nucleari, l’invio di soldati russi al confine con la Finlandia, la riforma danese della leva, allungata ed estesa anche alle donne. Ne parla Cecilia Scaldaferri, giornalista della redazione esteri dell’AGI.

16 Marzo 2024