Martedì in seconda serata

Dal legno fradicio dei barconi della speranza a quello profumato delle tavole del palcoscenico. Dal mare nero, sconfinato, pronto a inghiottirti al perimetro del teatro, limitato, rassicurante luminoso. Per evadere? No. Per testimoniare. Cosa? Che si può rinascere, ritrovare fiducia, imparare una nuova lingua, sviluppare relazioni, rispettare le regole, trovare lavoro, integrarsi perfettamente grazie all’arte più effimera e aleatoria, ma evidentemente anche la più umanamente potente e contagiosa: il teatro per l’appunto.

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Michele Sciancalepore nella 31esima puntata di Retroscena vi guiderà, attraverso un reportage esclusivo, nei segreti di questa rinascita umana e sociale in cui protagonisti sono un gruppo di giovani dai 18 ai 27 anni del Senegal, Costa d’ Avorio, Mali, Nigeria e Gambia, tutti richiedenti asilo e rifugiati, tutti accolti e rivitalizzati da Monica Morini e Bernardino Bonzani del Teatro dell’Orsa che con loro hanno dialogato, condiviso sofferenze e gioie prima di portarli sulla scena con uno spettacolo intriso di vita e di verità il cui titolo, Questo è il mio nome, risponde all’esigenza, per noi scontata ma non per loro, di riconquistare e ribadire la propria identità, all’urgenza di non essere reinghiottiti dall’anonimato e dall’invisibilità. Ma la conquista di una nuova vita dei migranti africani ha un effetto illuminante anche nell’esistenza di chi ha insegnato loro l’arte del teatro e che ha visto esaltate le proprie sensibilità umane e ribaltate le necessità: «Adesso le nostre priorità sono altre – ammette Monica Morini – essere entrati nelle loro ferite, aver visto nei loro occhi il terrore panico di viaggi nel deserto senza acqua, botte ricevute nelle carceri libiche e persino dai bambini nelle strade, traversate in mare in un groviglio di pianti, urla e corpi senza vita ci ha destabilizzato e aperto altre prospettive sicuramente più potenti e vitali». Tra le testimonianze più toccanti quella di Ezekiel che davanti alle telecamere di Retroscena condivide il dolore del passato e la gioia del presente: dal ricordo della scelta drammatica della madre che in Libia non potendo pagare per entrambi decide di staccarsi e di affidarlo alle onde del mare come un novello Mosè, alla realtà odierna fatta di polvere da palcoscenico e di riparazione di gomme e pneumatici. E messaggi inequivocabili vengono lanciati dal palco: l’ospitalità è la legge più antica del mondo, lo straniero è sacro e non deve più essere sinonimo di massacro, le parole evangeliche «Ero forestiero e mi avete ospitato» non possono più essere puntualmente tradite, l’integrazione è possibile, la convivenza l’unica strategia praticabile. Utopia? Illusione? Retorica? No, è realtà, perché, come dicono gli stessi ragazzi africani ricordando la “Carta Manden”, la prima dichiarazione dei diritti dell’ uomo nata in Mali alla fine del 1222, «Ogni vita è una vita. Ogni vita vale».

In chiusura di puntata la consueta esclusiva creazione della sand artist Gabriella Compagnone, e l’immancabile appuntamento con la rubrica “CheTeatroFa“: una mappa degli eventi e delle “temperature” teatrali più significative della nostra penisola in stile meteo.

Retroscena – i segreti del teatro, viaggi nelle {cre}azioni. Un programma di Michele Sciancalepore, in onda il martedì in seconda serata dopo il film e in replica il mercoledì dopo il Rosario della notte  su TV2000, canale 140 SKY, canale 28 digitale terrestre, canale 18 di tivùsat.

23 Maggio 2017

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