…. La storia di creazione e de-creazione racchiusa nei primi undici capitoli della Genesi è, al c. 12, improvvisamente rigenerata attraverso la vocazione di Abramo. Il Signore Dio sceglie e chiama Abramo, con tutta la sua famiglia, per costituirlo segno di benedizione per tutti i popoli della terra. Il testo biblico sembra insistere molto sull’iniziativa di Dio, che spinge il patriarca nella fede a muoversi con decisione – «Vattene» – lasciando la casa paterna per avventurarsi in una terra sconosciuta, ma che Abramo sarà in grado di riconoscere. In realtà, come precisano gli ultimi versetti del capitolo precedente, Abramo si sta già dirigendo verso la terra che Dio indicherà: «Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè di suo figlio, e Sarài sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nella terra di Canaan» (11,31). Tuttavia, dopo la morte del padre (11,32), Abramo può finalmente ascoltare l’indicazione di Dio non solo come una semplice conferma del cammino già intrapreso, bensì come una dilatazione dei suoi progetti che, improvvisamente, acquistano lo spessore di una chiamata a cui è impossibile rinunciare. Si capisce perché l’esegesi ebraica ha sempre inteso la forma verbale «vattene» come un imperativo volto a dirigere il cammino di Abramo verso un incremento di consapevolezza del proprio desiderio profondo: «va’ verso te stesso».

(fonte chiesacattolica.it)

12 Marzo 2017