Quanto abbiamo celebrato nel Triduo Santo e nel Tempo pasquale, nella Pentecoste trova il suo compimento, come prega il Prefazio di questa solennità: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale». Il compimento della Pasqua riguarda la nostra persona, perché è in noi che la Pasqua del Signore attende di giungere a pienezza. Una prospettiva che ci proietta nella storia del popolo di Israele, che celebra, cinquanta giorni dopo la Pasqua, la Festa delle Settimane per il dono della Tôrah da parte del Signore e, nell’annuncio dei profeti che attendevano il tempo del compimento, l’effusione dello Spirito su ogni carne, come afferma un testo di Gioele (Gl 3,1), citato nel racconto della Pentecoste negli Atti degli Apostoli.
Ma che cosa significa questa espressione, «compimento della Pasqua», della quale troviamo eco nel racconto degli Atti e nel Prefazio di questa domenica? Il compimento della Pasqua è nel dono dello Spirito, dono di Dio per eccellenza. Tuttavia potremmo chiederci quale sia il rapporto tra il dono dello Spirito e la morte e risurrezione di Gesù. Per ciascun cristiano cosa significa che la Pasqua si compie nel dono dello Spirito? Le letture della                                                                                    liturgia di questa domenica ci guidano a scoprire alcuni tratti di questa realtà così centrale e importante.

20 Maggio 2018