Salvatore, “Sasà”, Striano è un attore di cinema e teatro. L’abbiamo visto in Gomorra e in Cesare deve morire, l’opera pluripremiata dei Fratelli Taviani. Non si dispiace ad interpretare spesso delinquenti, perché la delinquenza l’ha vissuta, ci è nato e cresciuto. In questi giorni occupa i principali quotidiani per il suo secondo libro in uscita, per Chiare Lettere, La tempesta di Sasà.   La tempesta è quella di Shakespeare, autore scoperto in carcere, quando salvatore frequenta un corso di recitazione dove si scopre attore, e impara ad amare i libri, a trovarvi le risposte a tanti anni di vita perduta tra la camorra, la latitanza e il carcere duro. La tempesta è quella personale di un uomo che oggi è esempio di riscatto, di consapevolezza, di testimonianza.  A Soul domenica alle 12.30 e alle 20.30 Sasà si racconta con schiettezza, ricorda la sua infanzia ne Quartieri Spagnoli, il branco dei ragazzini con cui inizia a delinquere e spacciare; il degrado dell’abbandono, della solitudine, di una terra soggetta alla legge del più forte, al potere dell’antistato. Sasà racconta la paura, le notti con la pistola sotto il cuscino, e quel carcere che da maledizione è diventato una benedizione, l’inizio di un cambiamento umano. Parla di perdono da chiedere, da pregare, e del sostegno che cerca di dare ai ragazzi come lui, girando per teatri e scuole, “attore socialmente utile”, come ama definirsi.

22 Aprile 2016

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