Il mondo attende dai cristiani una testimonianza di “reciproca stima e fraterna collaborazione”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo primo discorso in terra armena prendendo la parola nella cattedrale della Sede Apostolica di Etchmiadzin. “Il mondo – ha detto il Santo Padre – è purtroppo segnato da divisioni e conflitti, come pure da gravi forme di povertà materiale e spirituale, compreso lo sfruttamento delle persone, persino di bambini e anziani”. Da qui l’urgenza di lavorare per l’unità delle Chiese. “Il paziente e rinnovato impegno verso la piena unità, l’intensificazione delle iniziative comuni e la collaborazione tra tutti i discepoli del Signore in vista del bene comune – ha infatti sottolineato Papa Francesco -, sono come luce fulgida in una notte oscura e un appello a vivere nella carità e nella mutua comprensione anche le differenze. Lo spirito ecumenico acquista un valore esemplare anche al di fuori dei confini visibili della comunità ecclesiale, e rappresenta per tutti un forte richiamo a comporre le divergenze con il dialogo e la valorizzazione di quanto unisce”. Sempre questo spirito di stima reciproca e di collaborazione “impedisce la strumentalizzazione e manipolazione della fede” e “si offre in tal modo al mondo – che ne ha urgente bisogno – una convincente testimonianza che Cristo è vivo e operante, capace di aprire sempre nuove vie di riconciliazione tra le nazioni, le civiltà e le religioni. Si attesta e si rende credibile che Dio è amore e misericordia”. “Quando il nostro agire – ha concluso Francesco – è ispirato e mosso dalla forza dell’amore di Cristo, si accrescono la conoscenza e la stima reciproche, si creano migliori condizioni per un cammino ecumenico fruttuoso e, nello stesso tempo, si mostra ad ogni persona di buona volontà e all’intera società una concreta via percorribile per armonizzare i conflitti che lacerano la vita civile e scavano divisioni difficili da sanare”.

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24 Giugno 2016

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