L’UTOPIA REALIZZATA DI RIACE

Partiamo dalla Calabria, da Riace, vero e proprio avamposto della accoglienza civile e della integrazione e interazione tra persone di diverse etnie ormai da piu’ di dieci anni. Qui si è innescato un processo virtuoso per cui l’accoglienza conviene a tutti e fa bene anche all’economia del paese.

Seguiamo la vita quotidiana di questo che sembra un paese di un altro mondo, grazie alle politiche di accoglienza del sindaco Domenico Lucano. Considerato il terzo miglior sindaco del mondo dal “World Mayor Prize” ed entrato nella classifica della rivista americana FORTUNE tra le 50 personalità più influenti del mondo (unico italiano) Domenico è un uomo semplice ed ostinato, capace di tradurre in pratica quella che a molti poteva apparire solo un’utopia. Gli stranieri sono 400 su 1800 abitanti totali e la maggior parte dei riacesi lavora proprio grazie ai migranti (maestri, responsabili dei laboratori artigianali) e così l’ economia della cittadina torna a girare.

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Treviso

A Treviso Antonio, professore di Storia e Filosofia al Liceo Classico, ha deciso insieme a sua moglie e ai figli, di sperimentare una forma di accoglienza personale traducendo in atti pratici le sue convinzioni e i suoi studi. È il primo caso in Italia e questa esperienza diventa un laboratorio per nuove forme di accoglienza diffusa in famiglia.

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Bologna

A Bologna si incontrano mondi e culture attraverso l’arte del teatro: Pietro, regista della Compagnia Cantieri Meticci, passa giorni e sere a lavorare con un gruppo eterogeneo formato da migranti ospiti nei Centri accoglienza e cittadini italiani. Danze, canti, racconti e centinaia di biciclette trasformate in velieri sfilano fino a Piazza Maggiore.

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Trento

Rispetto alla quasi totalità delle Regioni, in Trentino la Provincia gestisce autonomamente le pratiche d’accoglienza. I protagonisti di questa storia sono una famiglia di Siriani, ospitata a Trento dopo l’esperimento riuscito dei corridoi umanitari, una ragazza fuggita dal Camerun che frequenta l’università di Trento dopo le violenze e le sofferenze subite prima di arrivare in Italia; due ragazzi del Mali diventati casari in un importante caseificio di montagna, un panificatore pakistano che lavora presso uno dei locali storici della città.

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Padova

A Padova ci sono le Case a Colori in cui turismo sociale ed accoglienza fanno parte di un unico progetto: turisti, migranti e persone in emergenza abitativa coesistono e convivono. Maurizio Trabuio, dopo anni di esperienza nel sociale e nell’accoglienza, è l’ideatore di queste strutture ibride cui gli ospiti vengono coinvolti e responsabilizzati. I rifugiati ospiti di Casa a Colori aiutano a ricostruire Dolo e Mira dopo un uragano e, grazie al supporto ed accompagnamento degli operatori sociali, provano ad inserirsi nella realtà sociale e lavorativa della provincia.

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Roma

A Roma in Via Casilina 634 c’è una casa di accoglienza sperimentale ed innovativa per richiedenti asilo e rifugiati che, dopo il primo periodo nei centri d’accoglienza, possono sperimentare un percorso che li conduca ad una vera e propria autonomia. Casa Scalabrini 634 cerca di far fronte proprio all’esigenza di accompagnare i richiedenti asilo nella seconda e terza fase di accoglienza verso un percorso di reale autonomia ed integrazione. Situata tra i quartieri della periferia romana di Tor Pignattara e Centocelle, Casa Scalabrini 634 è un mix di vita autonoma e vita comunitaria, una città invisibile che, come emerge dalle storie documentate, può aiutare i suoi abitanti a diventare dei buoni cittadini dopo il periodo di sostegno ed accompagnamento.

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Friuli

Se altrove l’arrivo di migranti è sinonimo di allarme sociale, altrettanto non si può dire di Trieste, dove il calo demografico e il mercato immobiliare in crisi danno una mano al modello dell’“accoglienza diffusa”. Dopo Trieste il nostro viaggio prosegue tre le montagne della Carnia, seguiamo le straordinarie esperienze di accoglienza ai minori a Bosco di Museis, la realtà esemplare del Centro Balducci di Don Pierluigi Di Piazza, le nuove pratiche di inserimento lavorativo della Cooperativa Cramars, nell’ottica dell’inclusione sociale e lavorativa e della valorizzazione delle comunità montane a rischio spopolamento.

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La città del riscatto

Due sono le storie di questo documentario, per raccontare la “città del riscatto”, quella che unisce la Puglia al Lazio. I protagonisti sono, da una parte, i ragazzi di “Sfruttazero” a Nardò, dall’altra i ragazzi della cooperativa sociale “Barikamà, sul Lago di Martignano, alle porte di Roma. Si chiama “Netzanet” il progetto pugliese davvero rivoluzionario legato alla salsa di pomodoro: l’idea è quella di superare il caporalato e unire italiani e stranieri nella produzione solidale di salsa di pomodoro biologica, a filiera etica, cioè nel rispetto di tutti i lavoratori, contro lo sfruttamento. Barikamà (che in lingua Bambara’ significa Resistente) è, invece, una cooperativa che porta avanti un progetto di micro-reddito e consiste nell’inserimento sociale attraverso la produzione e vendita di yogurt ed ortaggi biologici. I fondatori della Cooperativa, tutti africani, dopo essersi ribellati allo sfruttamento nei campi di Rosarno, hanno trovato in questo modo il loro riscatto sociale ed economico.

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9 Ottobre 2017

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