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Giovani e discernimento è il tema che Papa Francesco ha messo al centro della recente riunione pre-sinodale.

Ne abbiamo parlato con Don Armando Matteo, Docente di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana di Roma che in due pubblicazioni “La Chiesa che manca” (Ed. San Paolo) e “Il discernimento” analizza le sfide che la Chiesa deve mettere in campo, in particolare in relazione ai giovani in un momento di grandi cambiamenti sociali.

In studio, insieme a Don Armando, due giovani Lorenzo De Luca Comunità Cattolica Shalom e Gabriella Serra Presidente Nazionale della Fuci, ci hanno spiegato cos’è per loro il discernimento.

Abbiamo così riascoltato due passaggi del discorso ai giovani di Papa Francesco del 19 marzo, in cui spiega il bisogno di discernere nei momenti di vuoto e inquietudine, del “lasciar venir fuori i sentimenti” e dare fiducia ai saggi nella ricerca della propria “identità profonda”.

Poi, questa mattina Papa Francesco, ha ripreso le omelie a Santa Marta dopo la pausa pasquale sottolinenado tre parole chiave: obbedienza, testimonianza, concretezza, che scaturiscono dalla gioia pasquale.

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IN EVIDENZA

Don Armando: Chi sono io e per chi sono io? Lorenzo: Tornare all’origine
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Non avere paura dell’inquietudine

Papa: Le nostre domande forti – e questo è importante, prendete nota – possono subire il processo di essere abbassate nel tono, anestetizzate un po’, un po’, un po’ o totalmente. C’è un modo “educato” di anestetizzare le domande e questo non è sociale. È la tecnica che finisce nella corruzione coi guanti bianchi! Si incomincia così. La lealtà verso sé stessi deve avere il coraggio di dire le verità crude, come sono e farsi le domande crude, come sono, senza anestesia. “Je pense avoir besoin de discernement face à ce vide». È vero. Tutti noi abbiamo bisogno del discernimento. Per questo nel titolo del Sinodo c’è questa parola, non è così? E quando c’è questo vuoto, questa inquietudine, bisogna discernere. Dobbiamo dire, su questo punto, che tante comunità ecclesiali non sanno farlo o manca ad esse la capacità di discernimento. E’ uno dei problemi che noi abbiamo, ma non bisogna spaventarsi. [I giovani] vivono questa inquietudine, alcune inquietudini, che tante volte vengono moralmente respinte. [Invece] non spaventarti: prendila, accompagnala, aiuta a discernere. Discernere, accompagnare, ascoltare e cercare che la persona tiri fuori tutto e lei stessa cerchi di trovare la strada.

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Ascoltare i sentimenti e fare discernimento

Papa: Questo è riguardo al “besoin de discernement face à ce vide”. Perché c’è un vuoto dentro. Nella vita bisogna sempre avere due cose: primo, avere coraggio di parlare delle cose che accadono; ma non di tutte le cose si può parlare con tutti; ci sono cose che riguardano la nostra identità più profonda. Cerchi qualcuno che ti dia fiducia? Può essere un anziano, una persona saggia, un giovane saggio: la saggezza l’hanno anche i giovani! Pensa a Salomone. I giovani hanno la saggezza. Alcuni giovani. Cerca una persona saggia. Il saggio è uno che non si spaventa di nulla, che sa ascoltare e che ha il dono del Signore per dire la parola giusta al momento giusto. Lascia che lui sia interpellato dalla tua inquietudine, e lasciati interpellare da lui: il dialogo, no? Ma questo che tu hai detto, Maxime, è una delle cose di cui abbiamo più bisogno. …..

Lasciare venire fuori i sentimenti. Non anestetizzarli, non diminuirli. Cercare qualcuno che mi dia fiducia per parlarne e fare il discernimento.

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SANTA MARTA

Non dimenticar…

Papa: Primo, obbedienza. Secondo, testimonianza, che dà tanto fastidio. E tutte le persecuzioni che ci sono, da quel momento fino ad oggi … Pensate ai cristiani perseguitati in Africa, in Medio Oriente … Ma ce ne sono di più che nei primi tempi oggi, in carcere, sgozzati, impiccati per confessare Gesù. Testimonianza fino alla fine …

… Succede che tante volte i peccati, i compromessi, la paura ci fanno dimenticare questo primo incontro, dell’incontro che ci ha cambiato la vita. Eh, si ci porta un ricordo, ma un ricordo annacquato; ci fa diventare cristiani ma “all’acqua di rose”. Annacquati, superficiali. Chiedere sempre la grazia allo Spirito Santo della concretezza. Gesù è passato nella mia vita, per il mio cuore. Lo Spirito è entrato in me. Poi, forse, ho dimenticato ma, la grazia della memoria del primo incontro.

… Chiediamola gli uni per gli altri, ma quella gioia che viene dallo Spirito Santo, che dà lo Spirito Santo: la gioia dell’obbedienza pasquale, la gioia della testimonianza pasquale e la gioia della concretezza pasquale.

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La fotogallery della puntata

12 Aprile 2018