dal lunedì al venerdì ore 17:30

Il ruolo missionario del popolo di Dio è il tema scelto da Mons. Marco Brunetti,  Vescovo di Alba, a partire dal numero 120 dell’Esortazione Apostolica, Evangelii Gaudium di papa Francesco. Abbiamo così riascoltato lUdienza Generale del 15 gennaio 2014in cui il Papa riprende lo stesso passo dell’esortazione apostolica spiegando come “la nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo”.

Poi, nella seconda giornata di assemblea della Cei, riunita per riflettere sull’attuale contesto comunicativo, abbiamo riascoltato e commentato con Mons. Brunetti il terzo passaggio del discorso di ieri del Papa relativo alla riduzione e accorpamento delle diocesi italiane.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

IN EVIDENZA

TUTTI DISCEPOLI MISSIONARI L’INCONTRO A PORTE CHIUSE
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

EVANGELII GAUDIUMN°120

In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia» (Gv 1,41). La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesù, divenne missionaria, e molti samaritani credettero in Gesù «per la parola della donna» (Gv 4,39). Anche san Paolo, a partire dal suo incontro con Gesù Cristo, «subito annunciava che Gesù è il figlio di Dio» (At 9,20). E noi che cosa aspettiamo?

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

UDIENZA GENERALE 15 gennaio 2014

Papa: “La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo» di tutti, di tutto il popolo di Dio, un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Il Popolo di Dio è un Popolo discepolo – perché riceve la fede – e missionario – perché trasmette la fede. E questo lo fa il Battesimo in noi. Ci dona la Grazia e trasmette la fede. Tutti nella Chiesa siamo discepoli, e lo siamo sempre, per tutta la vita; e tutti siamo missionari, ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato. Tutti: il più piccolo è anche missionario; e quello che sembra più grande è discepolo. Ma qualcuno di voi dirà: “I Vescovi non sono discepoli, i Vescovi sanno tutto; il Papa sa tutto non è discepolo”. No, anche i Vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede. Tutti noi siamo discepoli e missionari”.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

DISCORSO ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI

Papa: E la terza preoccupazione è la riduzione e accorpamento delle diocesi. Non è facile, perché, soprattutto in questo tempo… L’anno scorso stavamo per accorparne una, ma sono venuti quelli di là e dicevano: “E’ piccolina la diocesi… Padre, perché fa questo? L’università è andata via; hanno chiuso una scuola; adesso non c’è il sindaco, c’è un delegato; e adesso anche voi…”. E uno sente questo dolore e dice: ”Che rimanga il vescovo, perché soffrono”. Ma credo che ci sono delle diocesi che si possono accorpare. Questa questione l’ho già sollevata il 23 maggio del 2013, ossia la riduzione delle diocesi italiane. Si tratta certamente di un’esigenza pastorale, studiata ed esaminata più volte – voi lo sapete – già prima del Concordato del ’29. Infatti Paolo VI nel ’64, parlando il 14 aprile all’Assemblea dei vescovi, parlò di “eccessivo numero delle diocesi”; e successivamente, il 23 giugno del ’66, tornò ancora sull’argomento incontrando l’Assemblea della CEI dicendo: «Sarà quindi necessario ritoccare i confini di alcune diocesi, ma più che altro si dovrà procedere alla fusione di non poche diocesi, in modo che la circoscrizione risultante abbia un’estensione territoriale, una consistenza demografica, una dotazione di clero e di opere idonee a sostenere un’organizzazione diocesana veramente funzionale e a sviluppare un’attività pastorale efficace ed unitaria”. Fin qui Paolo VI. Anche la Congregazione per i Vescovi nel 2016 – ma io ne ho parlato nel ’13 – ha chiesto alle Conferenze episcopali regionali di inviare il loro parere circa un progetto di riordino delle diocesi alla Segreteria Generale della CEI. Quindi stiamo parlando di un argomento datato e attuale, trascinato per troppo tempo, e credo sia giunta l’ora di concluderlo al più presto. È facile farlo, è facile… Forse ci sono un caso o due che non si possono fare adesso per quello che ho detto prima – perché è una terra abbandonata –, ma si può fare qualcosa.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

La fotogallery della puntata

22 Maggio 2018