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Nella puntata di oggi, Gennaro Ferrara ha incontrato Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, autore di “Ha scritto t’amo sulla roccia” (Ed. San Paolo), un testo incentrato sulla figura di Don Tonino Bello ed in particolare negli aspetti meno conosciuti, di educatore e di appassionato curatore di vocazioni.

Abbiamo così riascoltato le parole del Papa su Don Tonino Bello nell’incontro con i fedeli durante la visita pastorale ad Alessano (Lecce) del 24 aprile 2018. Poi nel ciclo di approfondimento dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, Mons. Angiuli ha riflettuto sul passo n. 288, relativo all’attività evangelizzatrice della Chiesa.

 

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IN EVIDENZA

 

Mons. Angiuli: Cosa significa capire i poveri?

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Mons. Angiuli: Evangelizzare è uno stile

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EVANGELII GAUDIUM

II Maria, la Madre dell’evangelizzazione

288. Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc1,52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. È anche colei che conserva premurosamente «tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti.

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VISITA PASTORALE AD ALESSANO (LECCE): INCONTRO CON I FEDELI

Don Tonino: il vescovo che capiva i poveri

Papa: Capire i poveri era per lui vera ricchezza, era anche capire la sua mamma, capire i poveri era la sua ricchezza. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda. Il Vangelo – eri solito ricordarlo a Natale e a Pasqua – chiama a una vita spesso scomoda, perché chi segue Gesù ama i poveri e gli umili. Così ha fatto il Maestro, così ha proclamato sua Madre, lodando Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,52). Una Chiesa che ha a cuore i poveri rimane sempre sintonizzata sul canale di Dio, non perde mai la frequenza del Vangelo e sente di dover tornare all’essenziale per professare con coerenza che il Signore è l’unico vero bene.

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La finestra di don Tonino

Papa: Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero (cfr 2 Cor 8,9). Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza…

… Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra

… Cari fratelli e sorelle, questa vocazione di pace appartiene alla vostra terra, a questa meravigliosa terra di frontiera – finis-terrae– che Don Tonino chiamava “terra-finestra”, perché dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo, dove «i più poveri sono sempre più numerosi mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno». Siete una «finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia», ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente.

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30 Agosto 2018