dal lunedì al venerdì ore 17:30

Ospite di Gennaro Ferrara : Giuseppina de Simone, professoressa di etica generale e filosofia della religione alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, ateneo dove in mattinata Papa Francesco è intervenuto durante il convegno “La teologia dopo Veritatis Gaudium”. Percorreremo con lei i passaggi più rilevanti pronunciati dal Papa, che segnano l’orizzonte degli studi teologici.

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Giuseppina de Simone: “La teologia dell’ascolto”

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Papa Francesco a Napoli, “Stile di vita e di annuncio senza spirito di conquista”

Questa docilità allo Spirito implica uno stile di vita e di annuncio senza spirito di conquista, senza volontà di proselitismo – questa è la peste! – e senza un intento aggressivo di confutazione. Una modalità che entra in dialogo “dal di dentro” con gli uomini e con le loro culture, le loro storie, le loro differenti tradizioni religiose; una modalità che, coerentemente con il Vangelo, comprende anche la testimonianza fino al sacrificio della vita. Noi pensiamo che la “sindrome di Babele” sia la confusione che si origina nel non capire quello che l’altro dice. Questo è il primo passo. Ma la vera “sindrome di Babele” è quella di non ascoltare quello che l’altro dice e di credere che io so quello che l’altro pensa e che l’altro dirà. Questa è la peste!

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Papa Francesco a Napoli, “I teologi siano uomini e donne di compassione”
In questo cammino continuo di uscita da sé e di incontro con l’altro, è importante che i teologi siano uomini e donne di compassione – sottolineo questo: che siano uomini e donne di compassione –, toccati dalla vita oppressa di molti, dalle schiavitù di oggi, dalle piaghe sociali, dalle violenze, dalle guerre e dalle enormi ingiustizie subite da tanti poveri che vivono sulle sponde di questo “mare comune”. Senza comunione e senza compassione, costantemente alimentate dalla preghiera – questo è importante: si può fare teologia soltanto “in ginocchio” –, la teologia non solo perde l’anima, ma perde l’intelligenza e la capacità di interpretare cristianamente la realtà. La teologia di laboratorio, la teologia pura e “distillata”, distillata come l’acqua, l’acqua distillata, che non sa di niente.

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Papa Francesco a Napoli, “La teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti”

La teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti, incontrati con lo sguardo e il cuore di Dio, che va in cerca di loro con amore misericordioso. Anche fare teologia è un atto di misericordia. La teologia sia espressione di una Chiesa che è “ospedale da campo”, che vive la sua missione di salvezza e di guarigione nel mondo! La misericordia non è solo un atteggiamento pastorale, ma è la sostanza stessa del Vangelo di Gesù. Vi incoraggio a studiare come, nelle varie discipline ― la dogmatica, la morale, la spiritualità, il diritto e così via ― possa riflettersi la centralità della misericordia. Senza misericordia, la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale, corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nella ideologia, che di sua natura vuole addomesticare il mistero». La teologia, per la via della misericordia, si difende dall’addomesticare il mistero.

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21 Giugno 2019