La seconda puntata di Nel mezzo del cammin affronta il primo canto del Paradiso: ci introduce al viaggio che porta ad essere finalmente e pienamente sé stessi. Come? Bisogna sentire il desiderio di voler raggiungere una pienezza. Non serve essere preparati a livello accademico o professionale, ma avere la consapevolezza di sé e del proprio destino, avere una magnanimità di cuore, rendersi coscienti della propria piccolezza e chiedere perdono (Il Miserere del primo canto dell’inferno) mettendosi al seguito di qualcuno che ci conduce ad andare al fondo di noi, così come fa Dante, che ci chiede di seguirlo in questo viaggio alla scoperta di Dio, un’esperienza così forte che le parole non riescono a rappresentare.

Per Dante bisogna essere prima di tutto uomini affrontando la realtà col desiderio di non voler perderne nemmeno un pezzo, scavando fino in fondo per poter raggiungere così la felicità: scoprire l’origine del movimento, poter gustare “La gloria di colui che tutto move”, il tema che apre e chiude la cantica intera del Paradiso. Questo perché tutto è mosso da Dio. “Non cade foglia che Dio non voglia” recita un detto popolare, perché tutto è in funzione di Dio e del desiderio di ricongiungersi a lui, seguendo un ordine preciso. Per questo il Paradiso va letto seguendo i due Misteri principali della Fede, così come fa Dante: Unità e Trinità di Dio, Incarnazione Passione Morte Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il cammino di questi trentatré canti è il cammino di comprensione di questi due Misteri: non sono divagazioni teologiche ma riguardano anche la natura dell’uomo stesso.

Scoprendo il Mistero di Unità e Trinità, posso pormi una serie di domande: se ci si unisce si conserva l’individualità o la si perde? Se io divento amico, se faccio squadra, se sono un popolo, sono sempre me stesso? Se mi consegno ad un rapporto e do la vita per questo, è perdersi o trovarsi? Ci perdo o ci guadagno? Perdo o acquisto dignità? Si può essere diversi ma volersi così bene in tanti? Si può essere insieme veramente e servire gli altri? L’individuo riesce a vivere senza unità? Siamo relazione o siamo individui?

L’altro mistero si contrappone alla divisione tra materia e spirito, che ha derive da una parte o dall’altra: essere sé stessi occupandosi solo dello spirito liberandosi della materia o conservare la materia eliminando lo spirito. Con Gesù la stessa materia è sacra e divina, il corpo è tutt’uno con l’anima, la materia è abitata dallo Spirito, siamo unità: il cristiano è il vero materialista, che ama la materia come abitata dallo Spirito, e si inginocchia davanti al Pane e al Vino. Per questo tutto è salvo, nulla resta escluso, né la sessualità e neppure la morte: siamo l’unica religione che incensa i cadaveri dando loro importanza regale. Tutta la persona si salva, dà valore a ciascuno.

In sintesi, a guidarci rimangono queste domande di fondo: si può amare o nell’amore ci si perde? Tutto davvero sarà salvato? E questo sarà il cammino nostro e di Dante in questi 33 canti: solo alla fine ci darà la sua risposta.

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A cura di Giuliano Cattabriga

14 Ottobre 2016