Martedì in seconda serata
I Piccolo di Podrecca (ph. Eugenio Spagnol)
I Piccolo di Podrecca (ph. Eugenio Spagnol)

Il pianista Piccolowski e il soprano Sinforosa Strangoloni, gli acrobati Bil Bol Bul e l’equilibrista Blondinette, i ballerini della Rumba e persino gli Struzzi, smaniavano, scalpitavano chiusi nelle loro casse di legno. Da venti anni attendevano questo momento: il ritorno nella Capitale che il 22 febbraio del 1914 li fece debuttare dando avvio a una delle più strabilianti avventure teatrali made in Italy. Proprio come i personaggi di Toy Story questi divi di legno, pezza e fili, magistralmente assemblati da una finissima sapienza artigianale, ricchi di mirabili dettagli, erano avidi di riprendere vita e dinamismo funambolico e lamentavano però qualche ruggine e atrofia: «Molti di loro non rispondevano bene ai nostri stimoli perché si sentivano intorpiditi causa la lunga inoperosità».

A confidarci questa disarmante e commovente riflessione, che possiede in realtà un fondamento anche scientifico (basti pensare alle conseguenze dell’inattività su un qualunque strumento musicale), sono Barbara Della Polla ed Ennio Guerrato di Cassiopea Teatro i quali, dopo un accurato restauro durato quasi un anno (ma è dal 1979 che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia li ha tolti dall’oblio e dal deterioramento), hanno ridato loro vita e capacità espressiva. Ma di chi, o meglio, di cosa stiamo parlando? Di marionette? Sì, di pezzi di legno. Ma semplicemente leggendari, star di prima grandezza nonostante le loro ridotte dimensioni: i “Piccoli” di Podrecca.  Un’aurea mitica li avvolge e alcuni cenni e cifre possono solo evocare le favolose esperienze di questi burattini: in oltre 50 anni di attività con la Compagnia dei Piccoli si sono esibiti in più di 35 mila rappresentazioni trionfali nei teatri di tutto il pianeta, dal Valle di Roma al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, da Broadway al Teatro Majakowski di Mosca (nel 1959 in piena guerra fredda fu la prima compagnia italiana a varcare la “cortina di ferro”), da Buenos Aires a Londra, dalle corti reali fino ai remoti villaggi dell’Amazzonia. Walt Disney li definì «magici», Charlie Chaplin «geniali», nella storia dell’arte teatrale per Fortunato Depero rappresentavano «l’incarnazione della poetica futurista», per Arturo To scanini «un fenomeno unico italiana» e Greta Garbo si mosse dagli eremi del suo divismo per vedere la marionetta che la imitava. Il padre e artefice di questi piccoli attori di legno (ne creò più di 1300) animati con un complicato sistema di fili (due alle tempie e ai polsi, uno sulla schiena e un altro per le sopracciglia) fu Vittorio Podrecca che ebbe una prima geniale intuizione: coniugare movimenti ed evoluzioni dei suoi “pupazzi” con la musica: «Le marionette – scriveva sui suoi memorabili taccuini – anche per il fatto di essere guidate da fili, sono intessute di sostanza melodica e sinfonica».

E la musica tutta, lirica e popolare, caratterizzava i suoi spettacoli a cui prestavano arte e voce, rigorosamente al buio come dei doppiatori, musicisti e cantanti, fra cui la soprano irlandese Cissie Vaughan che sposerà Podrecca e, per amore, adotterà un nome italiano, Lia. Oltre alla musica, il folklore e la satira sociale impreziosivano le rappresentazioni che con le eroiche tournée diventavano così portentosi strumenti di divulgazione in tempi in cui la “globalizzazione” era un neologismo ben lungi dall’essere coniato. Un’alchimia prodigiosa sostenuta da una macchina organizzativa impressionante e dal fascino unico dei suoi “piccoli” capaci di comunicare lirismo e ironia, umanità e parodia e soprattutto mistero: nessuno degli spettatori, infatti, poteva avvicinarli, toccarli o immortalarli. Sullo svelamento totale del meccanismo dove tutto sarà ben visibile a partire dal magico ponte di legno con marionettisti e marionette, animatori e animati, si basa invece lo spettacolo Dai 3 ai 93. Una meravigliosa invenzione (in scena al Teatro Argentina di Roma oggi alle 19 e domani alle 17). Ed è il risultato di una scelta davvero sapiente dei suoi creatori Della Polla e Guerrato che non tentano di emulare i Podrecca ma di rivelare curiosità, segreti, testimonianze e soprattutto di raccontare, anche grazie a un sofisticato sistema di proiezione “video mapping”, la stupefacente parabola di una compagnia che ha attraversato il Novecento e due guerre mondiali. Senza rinunciare però a quella capacità di stupire e di meravigliarsi che è il genio dell’infanzia e la saggezza della vecchiaia. Spettacolo dunque imperdibile per il nonno e il nipotino senza escludere i genitori.

di Michele Sciancalepore, fonte Avvenire

 

18 Febbraio 2016

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