Martedì in seconda serata

Daniel Ezralow e Moni Ovadia sono i protagonisti della dodicesima puntata di Retroscena – I segreti del teatro. Un appuntamento che ripercorre la carriera di uno dei ballerini e coreografi più famosi al mondo, in occasione dalla tappa italiana del suo nuovo show Open, e propone un viaggio nel cuore della Shoah in occasione della Giornata della Memoria con la riflessione spogliata di ogni intento retorico e celebrativo di Moni Ovadia, uomo di teatro e di cultura da sempre impegnato in prima linea sul fronte dei diritti e della pace. Questo e altro in questa puntata di Retroscena, il programma di Michele Sciancalepore. La puntata si apre sul palco del Teatro degli Arcimboldi di Milano dove Daniel Ezralow, stella della danza mondiale, ci guida attraversi segreti e curiosità del suo nuovo show dal titolo Open, un’originale patchwork di venti quadri che fonde originalmente la danza moderna con la musica classica. Ma l’incontro è anche l’occasione per ripercorrere la lunga carriera del geniale coreografo americano, capace di sperimentare e di spaziare in ogni campo della comunicazione visiva tra teatro, cinema, televisione, musica, moda, sport e pubblicità, rinnovando la danza e rendendola atletica e popolare, anche attraverso l’utilizzo emozionale delle tecnologie visive più all’avanguardia. Ma come è cambiata la sua vita dai primi successi fino a oggi e perché considera il teatro necessario nel suo percorso artistico? “Open in inglese significa “aperto”, che per me equivale a essere aperti al mondo, agli altri e alla vita, fondamentale in questo periodo segnato dalla pandemia” racconta Ezralow a Retroscena. La seconda parte del programma è dedicata alla prossima Giornata della Memoria delle vittime della Shoah, lo sterminio sistematico di circa sei milioni di Ebrei da parte dei nazisti del Terzo Reich. Retroscena celebra questa data, che è entrata nella Storia a ricordo dell’atrocità dell’annientamento dell’uomo, attraverso l’incontro di Michele Sciancalepore con Moni Ovadia narratore, attore, regista nato a Plovdiv, in Bulgaria, da una famiglia ebraico-sefardita. Le sue risposte ci accompagnano attraverso riflessioni sul significato della accettazione dell’altro da sé, sul valore della memoria, sulla necessità della salvaguardia dell’integrità dell’essere umano come base per la costruzione di un’etica della giustizia e della pace. “Con Auschwitz è stato cancellato l’uomo perché i nazisti negavano l’uomo in quanto fatto di difformità e di handicap” dice Ovadia per il quale, affinché questo ricordo di morte non sia legato esclusivamente a una data e non diventi anche metaforicamente un pellegrinaggio di ipocrisia, è necessario legare l’orrore di quei fatti alle mostruosità di oggi. Al termine della puntata non possono mancare due appuntamenti consolidati, quello con la “sand artist” Gabriella Compagnone che anche quest’anno realizza in esclusiva per Retroscena le sue emozionanti creazioni sulla sabbia e infine la rubrica CheTeatroFa, la mappa delle “temperature” teatrali più significative della nostra penisola in stile Meteo.

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25 Gennaio 2022

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