Martedì in seconda serata

In questa settima puntata, Retroscena punta le telecamere e l’attenzione all’interno del Teatro Argentina di Roma che, seppur chiuso al pubblico, offre uno spaccato di inedita e vitale attività artistica. La platea è vuota ma sul palco la compagnia di attori capitanati dal regista e consulente artistico del Teatro di Roma Giorgio Barberio Corsetti prova incessantemente, senza alcuna certezza sulla data del debutto, la messinscena de La metamorfosi di Franz Kafka. Un’esperienza commovente e sorprendente che evoca quella degli incoscienti orchestranti che suonavano sull’affondante Titanic. In realtà sia gli attori che il regista preferiscono in questo caso ricordare lo storico discorso con cui il grande compositore russo Šostakovič nel settembre del ’41 invitò i suoi concittadini, in una Leningrado assediata dalle truppe naziste, a difendere l’arte, a continuare a lavorare con la stessa onestà e dedizione, a non abbandonare il posto di lotta. Provare uno spettacolo senza avere l’assillo di una scadenza, anzi senza sapere quando andrà in scena davanti al pubblico, libero di creare e sperimentare nuove soluzioni, è il sogno di ogni regista. È qualcosa che ha testato nel concreto Giorgio Barberio Corsetti quando si è trovato costretto a rimandare il debutto di La metamorfosi di Franz Kafka previsto nel corso di questa sfortunata stagione teatrale. Tutto faceva pensare a una conseguente sospensione di ogni attività preparatoria, eppure il regista e consulente artistico del Teatro di Roma ha riunito la compagnia e ha deciso di continuare a provare con disciplina e coraggio, con un totale atto di fede nel futuro. In un’inedita dimensione atemporale Retroscena ha seguito una giornata di prove, raccogliendo umori e speranze di attori e regista. La storia raccontata da La metamorfosi è quella di Gregorio Samsa, un tranquillo commesso viaggiatore che una mattina si sveglia e si scopre trasformato, nel suo letto, in un enorme scarafaggio. Conseguenze di questo terribile mutamento sono la depressione e l’alienazione, ma anche la separazione e il distanziamento da parte della famiglia. Tutte situazioni e concetti tristemente familiari al giorno d’oggi a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. “In effetti – svela Barberio Corsetti a Retroscena – la scelta di allestire La metamorfosi scaturisce dal desiderio di comunicare, attraverso il teatro, la portata quasi profetica e universale del testo di Kafka pubblicato nel 1915. La ripugnanza, la maldicenza, la depressione, l’emarginazione, l’incomprensione e l’incomunicabilità, tutte condizioni che affliggono Gregorio, che da uomo si sveglia scarafaggio, rischiano di travolgerci anche oggi, soprattutto se non ne siamo consapevoli”.

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4 Dicembre 2020

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  • Il libro di Retroscena