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E’ l’ultimo atto delle feste cristiane della natalità: l’Epifania con l’arrivo dei re magi e dei loro doni conclude il periodo di festa che celebra la nascita di Gesù Bambino.

Ne parliamo a Siamo Noi rievocando il senso profondo della raffigurazione della natività nel presepe.

E come farlo se non ritornando con la mente e i racconti al presepe di Greccio? Con noi in studio infatti ci sarà  Padre Ezio Casella, vicario del santuario di Greccio che papa Francesco visitò a sorpresa nel gennaio 2016. “Seguire la stella, cercare il bambino” è il messaggio che il Papa consegnò quel giorno al libro dei visitatori.

“E’ una frase che racchiude appieno il senso di questa festa che celebra il cammino dei Re Magi, simbolo di tutte le genti, verso il Salvatore. Un cammino che è quello che tutti noi oggi siamo chiamati a percorrere perché l’uomo di oggi, come quello del passato, venendo da Dio se non si mette in cammino verso Dio ha un vuoto, una mancanza. Dunque deve ‘camminare’ verso Dio per colmare questo vuoto, per ricercare il senso di felicità, per colmare la nostra povertà, per rispondere a questa bisogno di sentirci completi. Arrivando al Bambino troviamo la risposta a questi nostri bisogni che sono connaturali all’essere umano. Bisogni che non vengono soddisfatti da beni materiali perché l’uomo non è immagine ma fatto ad immagine. I Re Magi con il loro cammino spiegano bene cosa sono i cristiani. Infatti la definizione che più mi piace dei cristiani è ‘Cercatori di dio’ perché indica questo cammino”.

A Siamo Noi anche il racconto di Padre Claudio Santoro, vicario della Parrocchia di San Barnaba a Roma che a Torpignattara ha raccolto, per la sesta volta, quasi 120 tra comparse e interpreti del presepe vivente. A partecipare anche tanti ragazzi e bambini, in buona parte provenienti da altri paesi: Tanta gente è originaria del Bangladesh – dice padre Claudio – perché ormai nel nostro quartiere Torpignattara convivono tante etnie, sono forse più gli stranieri che gli italiani ed è bellissimo coinvolgere dei musulmani nelle nostre attività, perché ho notato che la stalla del Presepe rende tutti uguali e appassiona tutti nello stesso modo».

Infine un collezionista: è Franco Galloni, che ogni anno costruisce in casa sua un grande presepe in stile napoletano. Inizia ad allestirlo un paio di mesi prima: “Sono collezionista di giocattoli antichi e il passo da lì al presepe è stato breve. Quello napoletano raggiunge picchi di maniacalità incredibili. E’ stato inventato nel Settecento: re Ferdinando mandò in giro gli artisti scultori più in voga in quel momento a fare ritratti dei personaggi curiosi che avessero incontrato. Infatti quelli che si vedono nei presepi napoletani non sono dei fantocci astratti, ma ritratti di persone vere”.

4 Gennaio 2018