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Un assassinio che destabilizza la storia politica dell’India degli anni ’80, quello di Indira Gandhi. Nel 1966 diventa primo ministro dell’ex colonia britannica. Un ruolo che ricopre fino al 1977 quando abbandona la carica a seguito della sconfitta elettorale. Poi ritorna al potere con l’ala indipendente del suo partito e vince la campagna elettorale del 1980. Una vittoria schiacciante che però provoca non pochi malumori all’interno di alcuni ambienti di minoranza politica.

Da capo del governo indiano si afferma nella politica estera del Paese. Svolge una grande attività diplomatica e coltiva numerose relazioni diplomatiche con diversi presidenti e capi di governo di paesi del Medio Oriente, ma anche occidentali (nella foto con il presidente Usa Lindon B. Johnson nello studio ovale nel 1966) All’interno invece deve fare i conti con i millenari conflitti etnici e religiosi, ma anche delle tensioni autonomistiche che serpeggiano in diverse regioni dell’India. Si sforza di svolgere un’opera di mediazione e cerca di mantenersi al di sopra delle parti.

Sarà al centro delle polemiche in seguito all’assalto al Tempio d’oro di Amritsar, il santuario più importante dei sikh il 7 giugno 1984.

Verrà uccisa da due membri della sua stessa scorta. Quale ora dopo il suo assassinio  il figlio Rajiv Gandhi presta giuramento come capo del governo.

Vincenzo Grienti

31 Ottobre 2017