L’autismo e il femminicidio a Retroscena, ma sempre attraverso il teatro! Un teatro che si fonde con la vita! Tanti gli interrogativi nella diciassettesima puntata di “Retroscena – I segreti del teatro”, un programma di Michele Sciancalepore, in onda martedì 24 marzo alle ore 23.20 su TV2000 (in replica sabato 28 marzo alle 14.20 e lunedì 30 marzo alle 23.20).

Iniziamo il nostro viaggio in un piccolo paese abruzzese, Ortona. Retroscena è lì per uno spettacolo molo particolare! Al Teatro Tosti è andato in scena “Christian tra la Ci e la Erre”: Christian è un ragazzo speciale, dal cuore grande e tanti dubbi che affliggono la sua quotidianità; un complesso percorso scolastico e personale lo portano a una conclusione: io sono un ragazzo Asperger! E qui sta la sfida: il protagonista dello spettacolo, Christian, è interpretato proprio da un ragazzo “Aspie”, David Catoni. Si tratta di un lavoro teatrale che non vuole “spettacolarizzare” la sindrome in questione ma è, piuttosto, un’opportunità per comprendere meglio di cosa si tratta.

Dietro le difficoltà di un giovane poco più che ventenne si nascondono infatti grandi doti e il teatro, in questo caso, non è visto solo come luogo della messa in scena, ma come un mezzo “terapeutico” per affrontare la vita con maggiore consapevolezza e fare della diversità una ricchezza. Ci spostiamo a Roma, al Teatro Abarico con lo spettacolo “Domina/Donna” di Maria Chiara Piazza. Il testo, vincitore di svariati premi, è un racconto di vite spezzate: donne abusate, maltrattate, morte all’ombra di una parola, “femminicidio”. Lo spettacolo, dalla scenografia essenziale ma non scontata, cerca di scuotere gli animi degli spettatori raccontando la violenza attraverso gli occhi di due donne, morte entrambe per mano di un uomo.

“Femminicidio”, un termine che ha acquistato valore solo di recente ma che indica un atto barbarico vecchio quanto Roma. Infine, Retroscena si trova a Modena, precisamente al Teatro delle Passioni, dove il regista Massimo Luconi porta in scena la sua versione di “Antigone”. Lo spettacolo è l’esito di un lungo percorso laboratoriale che il regista ha svolto in Senegal con ragazzi che hanno trovato nel teatro una reazione positiva a storie personali vulnerabili. Un testo attualissimo che – grazie anche ai ritmi africani – esalta il nucleo drammatico, ben rilevato dal rigore e dalla essenzialità che contraddistinguono la scena. La lingua francese e quella wolof si alternano per creare la “liaison” tra la prospettiva scenica occidentale e la narrazione orale tipica della tradizione africana.

Antigone, schiava e padrona, esiliata nella sua stessa terra, raggiunge ogni spettatore perché parla una lingua che, come quella scenica, è sempre creola.

19 Marzo 2015

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