San Raffaele al Trullo

Seguendo il consiglio di Papa Francesco secondo cui la realtà si capisce meglio dalle periferie, oggi il nostro viaggio ci porta lontano dal centro, in un posto in cui alla storia dei grandi artisti subentra quella quotidiana di persone semplici, quella somma di storie che costituiscono il nostro presente. Andiamo in una ex borgata della Capitale le cui strade si sono trasformate in gallerie d’arte e i muri in pagine su cui poeti anonimi lasciano i loro versi.

Facciamo tappa al Trullo, nome che deriva da un sepolcro romano a pianta circolare situato lungo la riva del Tevere, dalla caratteristica forma a tumulo, simile ai trulli pugliesi; in epoca medievale appartenne alla famiglia dei Massimi, e nel 1011 fu riadattato nelle forme di un casale. Era indicato con il nomignolo di Trullus (o Truglio) de Maximis (dei Massimi) ed in alcune mappe segnato come chiesuola rurale.

La borgata nacque nel 1940, secondo le forme razionaliste dei progettisti Nicolosi e Nicolini, all’interno del progetto edilizio collegato al nuovo quartiere fieristico per l’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe dovuta svolgere nel 1942 (l’EUR).

Fin dai primi giorni di vita del nuovo insediamento urbano, l’assistenza religiosa alla popolazione fu prestata dai sacerdoti Scalabriniani, che affidarono la borgata alla protezione dell’Arcangelo San Raffaele. Stabilmente fin dal 1941, nel pieno del conflitto bellico, i padri Cappuccini assicurarono la celebrazione eucaristica quotidiana in uno scantinato adattato a cappella. Nel 1952, la comunità fu affidata ai padri Cappuccini emiliani e grazie all’opera del parroco, padre Celso Serri si riuscì ad edificare la bella e grande chiesa dedicata a S. Raffaele, inaugurata nel 1957 e oggi affidata alla Fraternità Sacerdotale dei Figli della Croce.

Nella sua visita dell’11 novembre del 1979, San Giovanni Paolo II, felice di concludere i festeggiamenti per il 25° anniversario della parrocchia, sottolineò come questa comunità, che agli inizi accolse numerosi italiani rimpatriati dall’estero e successivamente famiglie provenienti da altre periferie e regioni d’Italia, seppe mantenere una propria fisionomia – disse il Papa – alla quale la popolazione si sentiva affezionata, come ad una realtà che, in qualche modo, era entrata e aveva segnato la loro vita.

Oggi queste parole le ritroviamo in qualche modo sui muri del quartiere, dapprima attraverso i colori quasi “clandestini” di un gruppo di “sognatori” chiamato «Pittori anonimi del Trullo» e poi con i versi di alcuni poeti metropolitani che negli anni hanno maturato uno stile ben definito: i «Poeti der Trullo». Questi ultimi, un gruppo di sette poeti, espressione di un Romanticismo Metropolitano, concepiscono i muri come fogli bianchi, raccontando in versi la vita e le emozioni del quartiere. Negli anni, i colori e la poesia hanno sostituito il grigiore dell’uniformità. È un movimento questo di recupero urbano dal basso che ha coinvolto e coinvolge tutta la popolazione e che prende spunto dalla vita quotidiana, come quel bellissimo ritratto di una giovane ragazza che troppo presto ha perso la sua vita. Il ricordo e le emozioni prendono vita sui muri del Trullo ed è bello girare per quelle strade per osservarle e leggerle.

Nel tempo tutto questo ha attirato l’attenzione dell’intero movimento di quella che viene chiamata «street art» fino alla recente organizzazione del Terzo Festival Internazionale di Arte Urbana. Dopo le edizioni di Genova e Milano, infatti, proprio al Trullo sul finire del 2015, si sono dati appuntamento numerosi artisti in un evento che ha unito pittura, musica e poesia. Il tema scelto è stato “viandanti“: il viaggio inteso come migrazione, per riflettere su un tema di scottante attualità. Il quartiere in questo modo è diventato un laboratorio creativo a cielo aperto, con poesie, murales e concerti per le strade del quartiere.

Non ci sono biglietti d’entrata e neanche orari, ma scegliete una giornata di sole, metà mattina, per immergervi in un quartiere popolare che parla e si racconta attraverso i sui muri. E infine si può concludere il giro davanti al grande murale di San Raffaele Arcangelo, realizzato su un muro esterno dei locali parrocchiali. Le macchine spesso si fermano ai bordi della strada per fotografare questa bellissima opera, davanti alla quale offriamo la nostra preghiera:

San Raffaele al Trullo

 

Preghiera a San Raffaele Arcangelo

 

O potentissimo Arcangelo San Raffaele, a te ricorriamo nelle nostre infermità: a te che sei l’Arcangelo della guarigione e intercedi quei beni che ci vengono dal Padre misericordioso, dal Figlio Agnello immolato, dallo Spirito Santo Amore.

Siamo convinti che il peccato è il vero nemico della nostra vita; infatti, con il peccato sono entrate nella nostra storia la malattia e la morte ed è stata offuscata la nostra somiglianza con il Creatore.

Il peccato, che tutto sconvolge, ci distoglie dall’eterna beatitudine a cui siamo destinati.

Davanti a te, o San Raffaele, riconosciamo di essere come dei lebbrosi o come Lazzaro nel sepolcro.

Aiutaci ad accogliere la Divina Misericordia soprattutto con una buona Confessione e poi a mantenere i propositi di bene che facciamo; così si accenderà in noi la speranza cristiana, fonte di pace e di serenità.

Tu, Medicina di Dio, ci ricordi che il peccato turba la nostra mente, oscura la nostra fede, ci rende ciechi che non vedono Dio, sordi che non ne ascoltano la Parola, muti che non sanno più pregare.

Per questo ti chiediamo di riaccendere in noi la fede e di viverla cori perseveranza e coraggio nella Santa Chiesa di Dio.

Tu, potente nostro intercessore, vedi che i nostri cuori a causa del peccato si sono inariditi, talora sono diventati duri come la pietra.

Perciò ti preghiamo di renderli miti e umili come il cuore di Cristo, affinché sappiano amare tutti e perdonare.

Portaci accanto all’Eucaristia, perché sappiamo attingere dai nostri tabernacoli l’amore vero e la capacità di donarci ai nostri fratelli.

Tu vedi che noi cerchiamo tutti i mezzi per curare le nostre malattie e mantenere sani i nostri corpi, ma, comprendendo che è sempre il peccato quello che crea un disordine totale anche nel fisico, ti supplichiamo di sanare ogni ferita, di aiutarci a vivere con sobrietà e nel sacrificio, così che i nostri corpi siano circondati di purezza e di candore: in questo modo potremo maggiormente somigliare alla nostra Mamma Celeste, Immacolata e piena di Grazia.

Quello che chiediamo per noi, concedilo anche ai lontani e a tutti coloro che non sanno pregare.

In modo speciale, ti affidiamo l’unità delle famiglie.

Ascolta la nostra preghiera, o Guida sapiente e benefica, e accompagna il nostro viaggio verso Dio-Padre, perché, insieme a te, possiamo un giorno lodare in eterno la Sua infinita Misericordia.

Amen.

 

Mauro Monti

 

Continua il viaggio con il Pellegrino, qui tutti gli altri itinerari: www.tv2000.it/diariodiunpellegrino

14 Gennaio 2016

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