Palazzo Massimo alle Colonne - Mauro Monti

Il 16 marzo di ogni anno viene commemorato a Roma il miracolo di S. Filippo Neri che nel 1583 riportò in vita il giovane Paolo Massimo e in tale occasione è possibile visitare il luogo in cui tale miracolo avvenne: il Palazzo Massimo alle Colonne e, in particolare, la stanza trasformata in cappella.

Il primo gennaio del 1583 il giovane Paolo, allora quattordicenne, figlio del Principe Fabrizio Massimo, discepolo di S. Filippo, si ammalò di una febbre che sarebbe durata sessantacinque giorni. Filippo lo visitava ogni giorno, ma non poté assisterlo negli ultimi istanti della sua vita, poiché proprio quando giunsero i messaggeri per avvisarlo della fine ormai imminente, stava celebrando la Messa. Al suo arrivo nel palazzo il ragazzo dunque era già morto. San Filippo, commosso, entrò nella stanza e si gettò all’estremità del letto. Pregò per alcuni minuti intensamente, con le sue consuete palpitazioni del cuore e il tremore del corpo. Con l’acqua santa poi cosparse il volto del ragazzo, mettendogliene un po’ anche in bocca. Soffiò sul suo volto e lo chiamò a gran voce: “Paolo! Paolo!”. Il ragazzo si risvegliò come da un sonno profondo, aprì gli occhi e disse: “Padre, ho dimenticato di riferire un peccato, vorrei confessarmi”. San Filippo ascoltò la sua confessione e lo assolse. Gli parlò di sua madre e di sua sorella, ormai defunte, e il giovane rispondeva con prontezza, come se fosse in salute. Filippo domandò a Paolo se a quel punto poteva morire di buon grado; Paolo disse di sì. Filippo glielo domandò una seconda volta, e Paolo disse: “Sì, volentieri – specialmente per vedere mia madre e mia sorella in Paradiso”. “Va’, e che tu sia benedetto, e prega Dio per me”, disse S. Filippo mentre lo benediceva; subito dopo, con aria serena, il ragazzo spirò tranquillamente tra le sue braccia.

La commemorazione del miracolo è anche l’occasione per visitare uno dei palazzi più belli del primo Rinascimento romano, quello che viene descritto come il capolavoro di Baldassarre Peruzzi.

La facciata, con un portico composto di sei colonne doriche, ha un andamento curvilineo che ricalca quello dell’Odeon di Domiziano su cui sorge ed è rivestita completamente di bugne regolari e lisce. La struttura del palazzo ricorda quella delle domus romane: il cortile principale, infatti, sembra l’atrium di un’antica casa romana con il porticato caratterizzato da due colonne doriche su ciascuno dei due lati corti. Al piano superiore una bella loggia con soffitto intagliato e policromo e con colonne e pilastri con capitelli ionici.

Nella visita non è possibile purtroppo vedere le sale affrescate da Daniele da Volterra e da Perin del Vaga, ma questa è un’occasione imperdibile per entrare nella storia di una delle famiglie più antiche di Roma e immergersi nel sacro ricordo di un miracolo operato da uno dei santi più amati di questa città e di tutta la Cristianità.

Mauro Monti


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15 Marzo 2016

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