dal lunedì al venerdì ore 17:30

Etica e antropologia della tecnologia: Gennaro Ferrara incontra Padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, esperto di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. Il suo campo di ricerca è la gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie.

In questa ottica abbiamo ripreso i discorsi di oggi di Papa Francesco, in una giornata ricca di incontri ed udienze, e abbiamo riflettuto su come la tecnologia di oggi si inserisce nella logica tra bene e male come anche la teologia della tenerezza.

A Santa Marta, il Papa ha riflettuto sul modo di vivere cristiano a partire da quattro aspetti “Amare i nemici, fare del bene a quelli che mi odiano, benedire coloro che mi maledicono, e pregare per coloro che mi trattano male”.

Poi nel discorso ai Vescovi di recente nomina partecipanti al corso promosso dalla Congregazione per i Vescovi, papa Francesco ha sottolineato l’importanza di entrare in dialogo con la propria Chiesa, di seguire i processi di selezione, accompagnamento, valutazione del clero e dei seminari per raggiungerne in alcuni casi il vuoto esistenziale.

A conclusione di puntata abbiamo riflettuto sulle parole del Papa durante l’incontro con i partecipanti al convegno nazionale promosso dal centro familiare “Casa della tenerezza”.

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IN EVIDENZA

 

“LA VERA TENEREZZA E’ QUANDO IL GUSCIO SI ROMPE…”

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“LE NOSTRE ORECCHIE NON SONO PIU’ ALLENATE”

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SANTA MARTA

La logica del distruttore

 

Papa: Questo è lo stile cristiano, questo è il modo di vivere cristiano. Ma se io non faccio queste quattro cose? Amare i nemici, fare del bene a quelli che mi odiano, benedire coloro che mi maledicono, e pregare per coloro che mi trattano male, non sono cristiano? Sì, sei cristiano perché hai ricevuto il Battesimo, ma non vivi come un cristiano. Vivi come un pagano, con lo spirito della mondanità.

Certo è più facile “sparlare dei nemici o di coloro che sono di un partito diverso”, ma la logica cristiana va controcorrente e segue la “follia della Croce”. Il fine ultimo, aggiunge Papa Francesco, “è arrivare a comportarci come figli del nostro Padre”:

Soltanto i misericordiosi assomigliano a Dio Padre. “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Questa è la strada, la strada che va contro lo spirito del mondo, che pensa il contrario, che non accusa gli altri. Perché fra noi c’è il grande accusatore, quello che sempre va ad accusarci davanti a Dio, per distruggerci. Satana: lui è il grande accusatore. E quando io entro in questa logica di accusare, maledire, cercare di fare del male all’altro, entro nella logica del grande accusatore che è distruttore. Che non conosce la parola ‘misericordia’, non conosce, mai l’ha vissuta.

Ma è lui che mi sta distruggendo! E tu non puoi farlo all’altro. Tu non puoi entrare nella logica dell’accusatore. “Ma padre, io devo accusare”. Sì, accusa te stesso. Ti farà bene. L’unica accusa lecita che noi cristiani abbiamo, è accusare noi stessi. Per gli altri soltanto la misericordia, perché siamo figli del Padre che è misericordioso.

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AI VESCOVI DI RECENTE NOMINA PARTECIPANTI AL CORSO PROMOSSO DALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

Mai come oggi Dio è stato reso muto

 

Papa: Perciò vi raccomando di non vergognarvi della carne delle vostre Chiese. Entrate in dialogo con le loro domande. Vi raccomando una particolare attenzione al clero e ai seminari. Non possiamo rispondere alle sfide che abbiamo nei loro confronti senza aggiornare i nostri processi di selezione, accompagnamento, valutazione. Ma le nostre risposte saranno prive di futuro se non raggiungeranno la voragine spirituale che, in non pochi casi, ha permesso scandalose debolezze, se non metteranno a nudo il vuoto esistenziale che esse hanno alimentato, se non riveleranno perché mai Dio è stato così reso muto, così messo a tacere, così rimosso da un certo modo di vivere, come se non ci fosse.

 

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AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE PROMOSSO DAL CENTRO FAMILIARE “CASA DELLA TENEREZZA” SUL TEMA “LA TEOLOGIA DELLA TENEREZZA IN PAPA FRANCESCO”

Riversare l’amore nel mondo

 

Papa: La tenerezza può indicare proprio il nostro modo di recepire oggi la misericordia divina. La tenerezza ci svela, accanto al volto paterno, quello materno di Dio, di un Dio innamorato dell’uomo, che ci ama di un amore infinitamente più grande di quello che ha una madre per il proprio figlio (cfr Is 49,15). Qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa facciamo, siamo certi che Dio è vicino, compassionevole, pronto a commuoversi per noi.

Ecco allora l’ultimo spunto: sentirci di amare. Quando l’uomo si sente veramente amato, si sente portato anche ad amare. D’altronde, se Dio è infinita tenerezza, anche l’uomo, creato a sua immagine, è capace di tenerezza. La tenerezza, allora, lungi dal ridursi a sentimentalismo, è il primo passo per superare il ripiegamento su sé stessi, per uscire dall’egocentrismo che deturpa la libertà umana. La tenerezza di Dio ci porta a capire che l’amore è il senso della vita. Comprendiamo così che la radice della nostra libertà non è mai autoreferenziale. E ci sentiamo chiamati a riversare nel mondo l’amore ricevuto dal Signore, a declinarlo nella Chiesa, nella famiglia, nella società, a coniugarlo nel servire e nel donarci.

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13 Settembre 2018