dal lunedì al venerdì ore 17:30

Il 6 maggio Papa Francesco si è recato in visita alla comunità parrocchiale del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi, nella periferia est di Roma. Accolto dall’intero quartiere, il Papa ha incontrato i genitori, i giovani e gli anziani della parrocchia, dando poi la benedizione alla nuova “Casa della Gioia” che ospiterà 7 ragazzi con disabilità.

Il Papa ha incentrato l’Omelia di domenica sull’amore, sottolineando l’impegno relazionale: L’amore non è suonare violini, tutto romantico… L’amore è lavoro” e “l’amore è servizio, è prendersi carico degli altri”.

In studio: Don Maurizio Mirilli, Franco Lalia, presidente della “Casa della Gioia” e Paola Desideri, che è stata cresimata da Papa Francesco insieme alla figlia, raccontano come hanno vissuto l’incontro con il Papa.

Ed infine nell’omelia di questa mattina a Santa Marta, il Papa ha parlato della seduzione e dell’inganno del demonio.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

IN EVIDENZA

Don Maurizio: Scoperchiate i tetti Paola: Uscire per accogliere
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL “SS. SACRAMENTO A TOR DE’ SCHIAVI” di Roma

Amore è… lavoro per gli altri

Papa: L’amore è sempre lavoro per gli altri. Perché l’amore si fa vedere nelle opere, non nelle parole. Ricordate quella canzone: “Parole, parole, parole”. Tante volte sono solo parole. L’amore invece è concreto. Ognuno deve pensare: il mio amore per la mia famiglia, nel quartiere, nel lavoro: è servizio agli altri? Mi preoccupo degli altri? Sono stato su – la chiamano la “Casa della Gioia” – ma può ben chiamarsi la “Casa dell’Amore”, perché questa parrocchia si è presa cura di tanti che hanno bisogno di essere curati, di essere sorvegliati. E questo è amore. Amore è lavoro, lavoro per gli altri. L’amore è nelle opere, non nelle parole. “Io ti amo”. “E che cosa fai per me se mi ami?” Ognuno degli ammalati del quartiere si chiede: “Che cosa fai per me?” Nella nostra famiglia, se tu ami i tuoi figli, siano piccoli, grandi, i genitori, gli anziani, che cosa fai per loro? Per vedere com’è l’amore, va sempre detto: che cosa faccio?

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

La gioia del Vangelo

Papa: Noi non siamo una squadra di calcio, un club che va a cercare aderenti. No. Noi siamo discepoli di Gesù, che cerchiamo di fare le cose che il Vangelo ci dice. E questo sempre fa scaturire la gioia. E loro vedono la gioia e dicono: “Perché sono così gioiosi?”. Questo succedeva nei primi tempi della Chiesa. Appena nata la Chiesa, dopo che è venuto lo Spirito Santo, la gente li guardava e diceva: “Ma guarda, sono felici questi! E come si vogliono bene tra loro! Non si “spellano”. Perché era gente la cui gioia attirava gli altri. Non si può vivere il Vangelo senza gioia: la gioia è condizione per vivere il Vangelo, capito?

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

SANTA MARTA

Con il diavolo non si dialoga

Papa: E lui ha questa capacità; questa capacità di sedurre. Per questo è tanto difficile capire che è uno sconfitto, perché lui si presenta con grande potere, ti promette tante cose, ti porta dei regali – belli, ben incartati – “Oh, che bello!” – ma tu non sai cosa c’è dentro – “Ma, la carta fuori è bella”. Ci fa seduce con il pacchetto senza farci vedere cosa c’è dentro. Sa presentare alla nostra vanità, alla nostra curiosità, le sue proposte…

…e io so che spiritualmente se mi avvicino a quel pensiero, se mi avvicino a quella voglia, se io ci vado da quella parte o dall’altra, mi sto avvicinando al cane arrabbiato e incatenato. Per favore, non farlo. “Ho una ferita grossa ..” – “Chi te l’ha fatta?” – “Il cane” – “Ma era incatenato?” – “Eh, sì, io sono andato a dargli una carezza” – “Ma te la sei cercata”. È così: non avvicinarsi mai, perché è incatenato. Lasciamolo lì incatenato…

…È un condannato, è uno sconfitto, è un incatenato che sta per morire, ma è capace di fare delle stragi. E noi dobbiamo pregare, fare penitenza, non avvicinarci, non dialogare con lui. E alla fine, andare dalla madre, come i bambini. Quando i bambini hanno paura, vanno dalla mamma: “Mamma, mamma ho paura!”, quando fanno dei sogni … vanno dalla mamma. Andare dalla Madonna; lei ci custodisce. E i Padri della Chiesa, soprattutto i mistici russi, dicono: nel tempo delle turbazioni spirituali, rifugiarsi sotto il manto della grande Madre di Dio. Andare dalla Madre. Che lei ci aiuti in questa lotta contro lo sconfitto, contro il cane incatenato per vincerlo.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

8 Maggio 2018