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“Tutti desideriamo essere felici nella vita e tutti andiamo alla ricerca della gioia. Un essere umano che non abbia questo desiderio penso non abbia un buon motivo per vivere” con queste parole Don Maurizio Mirilli, parroco del Santissimo Sacramento di Roma, introduce la sua ultima pubblicazione “Un briciolo di gioia… purchè sia piena” (Ed. San Paolo). In studio, insieme a Gennaro Ferrara, ci indica la radice e la fonte della gioia vera in comunione con Dio.

Il libro pieno di gioia e di speranza ha la prefazione di Papa Francesco:

“Di gioia abbiamo bisogno tutti, ne ha bisogno ogni essere umano, creato per gioire dell’amore del suo Creatore. Senza la gioia la vita sarebbe come una pietanza senza sapore, sciapa, priva di gusto e di senso. Attenzione, però, è della gioia piena che stiamo parlando, non di quella effimera, passeggera e vana, non di quella che va a braccetto con la mondanità e il consumismo”.

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IN EVIDENZA

Don Maurizio Mirilli: “La gioia è un dono dello spirito”

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Abbiamo così riascoltato le parole del Papa nell’Omelia di Santa Marta del 28 maggio del 2018 quando riflette sulla gioia come “il respiro del cristiano”.

SANTA MARTA 28/5/2018

Papa: “La gioia cristiana è il respiro del cristiano, un cristiano che non è gioioso nel cuore non è un buon cristiano. E’ il respiro, il modo di esprimersi del cristiano, la gioia. Non è una cosa che si compra o io la faccio con lo sforzo, no: è un frutto dello Spirito Santo. Quello che fa la gioia nel cuore è lo Spirito Santo”.

 

“La gioia non è vivere di risata in risata. No, non è quello. La gioia non è essere divertente. No, non è quello. E’ un’altra cosa. La gioia cristiana è la pace. La pace che c’è nelle radici, la pace del cuore, la pace che soltanto Dio ci può dare. Questa è la gioia cristiana. Non è facile custodire questa gioia”.

 

“C’è un’inquietudine buona ma ce n’è un’altra che non è buona, quella di cercare le sicurezze dappertutto, quella di cercare il piacere dappertutto. Il giovane del Vangelo aveva paura che se lasciava le ricchezze non sarebbe stato felice. La gioia, la consolazione: il nostro respiro di cristiani”.

 

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Con Don Maurizio ci siamo poi soffermati sulle riflessioni del Papa in visita nella parrocchia di Don Maurizio a Tor de’ Schiavi, nella periferia est di Roma, durante l’Incontro con i genitori e i giovani della parrocchia

 

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL “SS. SACRAMENTO A TOR DE’ SCHIAVI” 6 maggio 2018

 

La gioia del Vangelo

Papa: La gioia del Vangelo: il Vangelo porta gioia sempre. E questo vale non solo per i pastori, ma anche per i laici, per tutti. Anzi, io direi che tante volte ho trovato nelle parrocchie più laici amareggiati con la faccia “di aceto” che preti o suore. Perché tante volte il laico, quando non si inserisce bene nella comunità, incomincia questo gioco di potere dentro, di lotta interna e a volte tu ti trovi gente che sì, è buona, lavora – non so, nell’Azione Cattolica, nella Caritas, tante cose che ha una parrocchia –, ma sempre tesa, non libera. Non so perché, forse c’è qualche promozione, non so… L’intenzione non è tutta chiara. È gente buona, ma senza la libertà della gioia del Vangelo. E questo dobbiamo averlo sempre davanti agli occhi. Se io sono un vero credente, una vera credente, questo deve esprimersi nella gioia, la gioia che è il dono di Gesù, il dono di Gesù risorto. Gesù non è risorto perché noi piangessimo. È risorto per darci la gioia e la sicurezza che tutti attendiamo. E questo manca – è vero – manca. La gioia del Vangelo manca; non sempre, ma tante volte.

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Attirati dalla gioia

Papa: Poi tu hai fatto una domanda: “Cosa posso fare io per convincere i miei amici che la Chiesa non è così?”. Complimenti! Tu non hai detto: “Cosa devo dire?”. Perché se tu vai e dici, non ti crederanno. Tu devi fare. Fare le cose con gioia. E loro guarderanno e diranno: “Ma questa è pazza. Perché fa le cose così?” E tu: “No, vieni e guarda. Vieni a vedere”. La Chiesa cresce non per proselitismo, per attrazione, l’attrazione della testimonianza. Noi non siamo una squadra di calcio, un club che va a cercare aderenti. No. Noi siamo discepoli di Gesù, che cerchiamo di fare le cose che il Vangelo ci dice. E questo sempre fa scaturire la gioia. E loro vedono la gioia e dicono: “Perché sono così gioiosi?”. Questo succedeva nei primi tempi della Chiesa. Appena nata la Chiesa, dopo che è venuto lo Spirito Santo, la gente li guardava e diceva: “Ma guarda, sono felici questi! E come si vogliono bene tra loro! Non si “spellano”. Perché era gente la cui gioia attirava gli altri. Non si può vivere il Vangelo senza gioia: la gioia è condizione per vivere il Vangelo, capito? E se qualcuno di quelli che lavorano in parrocchia ha l’abitudine di fare colazione con il caffelatte “con aceto” cambi l’abitudine! E prenda il caffelatte e le farà bene!

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28 Dicembre 2018