Martedì in seconda serata

Gabriele Lavia, interprete del racconto capolavoro di Dostoevskij Il sogno di un uomo ridicolo, è il protagonista assoluto della dodicesima puntata di Retroscena che punta i riflettori su uno degli ultimi mattatori della scena italiana che, raggiunto il traguardo degli ottanta anni, ha deciso di riportare di nuovo sul palco il suo testo feticcio e di raccontarsi in un intenso faccia a faccia su paure, aspirazioni e progetti della sua vita.

Con addosso solo una camicia di forza e perizoma, nella scenografia vuota ma interamente ricoperta di torba del Piccolo Teatro Strehler di Milano, Gabriele Lavia accoglie il pubblico e le telecamere di Retroscena con una nuova versione di Il sogno di un uomo ridicolo di Fëdor Dostoevskij, testo di cui si invaghì giovanissimo per poi viverlo sulla scena con innumerevoli e memorabili riprese per sessantadue anni fino a oggi, alla veneranda età di ottanta anni. Un’opera che più che essere cavallo di battaglia è diventata croce e delizia della carriera del mattatore che per ottanta minuti, usando in misura ridotta le mani e le braccia, perché avvolto come in un sudario nella camicia di forza, si lancia in un racconto fluviale in cui arranca o saltella, crolla e si rialza, esplode in urla o risate strozzate. Questa ennesima simbiosi di Lavia, gigante del teatro italiano, con il protagonista Fëdor – “l’uomo ridicolo” ed emarginato che prova totale indifferenza verso il mondo e decide di suicidarsi per poi scoprire che l’unica verità possibile e salvifica sta nel predicare l’amore per gli altri – è l’occasione per fare il punto su sogni, timori e aspirazioni di una vita tesa a un continuo e costante miglioramento. “Dovrei migliorare tante cose nella mia vita, ma non farò in tempo, morirò prima” rivela Lavia, sottolineando il suo rapporto problematico con la vecchiaia e quello con la morte oggetto di rimozione totale. Un groviglio emotivo che contrasta con gran parte della sua attività teatrale, caratterizzata da spettacoli che sviscerano la malattia e la morte: “La morte non mi piace molto, io amerei essere eterno, mi irrita il fatto di dover finire tutto, vorrei fare ancora tanti spettacoli specie adesso che ho capito qualche cosa, qualche trucco, del mio mestiere di attore e regista” confida con sottile ironia a Retroscena.

Al termine della puntata non mancheranno due appuntamenti consolidati, quello con la “sand artist” Gabriella Compagnone che anche quest’anno realizza in esclusiva per Retroscena le sue emozionanti creazioni sulla sabbia e, infine, l’altrettanto ormai storica rubrica CheTeatroFa, la mappa degli appuntamenti e delle “temperature” teatrali più significative della nostra penisola in stile Meteo.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

1 Febbraio 2023

  •  

  • Il libro di Retroscena