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Ci sono storie nella storia che non riempiono le prime pagine dei giornali. Storie di eroi del quotidiano che avvengono lungo i sentieri di fatti e avvenimenti che hanno cambiato il corso degli eventi. 1917: il mondo registra il terzo anno di guerra, i soldati combattono ancora nelle trincee e nelle cime delle montagne. Nelle retrovie, però, c’è chi scrive un’altra pagina di storia, fatta di carità, prossimità e di rispetto per la dignità umana, quella del maresciallo maggiore della sanità militare Augusto Ciarpaglini. Dal 1917 al 1922 Ciarpaglini accompagnò a casa gli ultra mutilati e i grandi invalidi di guerra ricoverati presso l’Ospedale Territoriale n. 6 di Rovezzano. Pur di far riabbracciare ai ragazzi, poco più che ventenni, le proprie famiglie Ciarpaglini percorse dal nord al sud dell’Italia 65.406 chilometri. Lo fece in automobile, in treno, via mare, a piedi, in carrozza e con mezzi di fortuna. Tornarono ai propri affetti giovani come il calabrese Francesco Mammone rimasto paralizzato e costretto sulla sedia a rotelle oppure Marcellino di Envie, in provincia di Cuneo, cieco e mutilato delle braccia; e il soldato bombardiere Domenico Poli di Bassano. Foto, queste, che parlano di un mondo di indescrivibili sofferenze.

Tutto annotato minuziosamente da Ciarpaglini in cinque quaderni manoscritti e redatti con impeccabile grafia che raccontano i suoi 168 viaggi. Diari recuperati grazie all’Associazione culturale di ricerche “Pico Cavalieri”, l’Associazione nazionale della sanità militare Italiana e alla famiglia Romani, parente di Ciarpaglini. Nella pubblicazione a cura di Donato Bragatto, Lorenzo Cappellari, Achille Maria Giachino dal titolo “I diari del maresciallo Augusto Ciarpaglini 1917-1922” (edizioni Fr) il racconto dei viaggi di questo “buon samaritano” del Novecento.

Vincenzo Grienti

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23 Novembre 2017