LUNEDÌ MARTEDÌ GIOVEDÌ ORE 20.50

Al quattordicesimo scrutinio, Achille Ratti viene eletto Papa con 42 voti (6 più del quorum richiesto). Egli assume il nome di Pio XI e, con gesto dirompente, impartisce la tradizionale benedizione «Urbi et orbi » dalla loggia esterna di San Pietro, che era rimasta chiusa da quando nel 1870 il Regno d’Italia si era impadronito del Vaticano. I fedeli assiepati nella piazza acclamano gridando «Viva Pio XI. Viva l’Italia ». Si tratta di un episodio che va registrato fra quelli che porteranno alla soluzione della « questione romana ». Il Conclave si era aperto il 2 febbraio, ma l’elezione avverrà il 6 febbraio 1922. 

Questo, della riconciliazione fra la Santa Sede e l’Italia, costituisce uno degl’impegni programmatici più convinti del nuovo Papa, che sceglie la pace quale motto del suo pontificato: « Pax Christi in regno Christi ». Pace fra gli uomini, pace fra tutte le realtà. Fin dal 1905, come mi riferì mons. Giovanni Galbiati in un lungo incontro nella Biblioteca Ambrosiana e come pubblicai nel quotidiano « il Resto del Carlino » di Bologna del 20 gennaio 1959, Achille Ratti aveva ripetutamente auspicato con lui la Conciliazione: « Se al Papa si garantisse in sicurezza di proprietà il Vaticano, e non solo in uso come prevede la legge delle Guarentigie, qualunque Pontefice addiverrebbe alla Conciliazione con lo Stato italiano ». Ed effettivamente, fra i tanti meriti che vanno riconosciuti a Pio XI, quello di aver assicurato la pace religiosa agl’italiani rappresenta un titolo privilegiato.

5 Febbraio 2019