dal lunedì al venerdì ore 17:30

La settimana del Diario di papa Francesco si apre con il racconto di Padre Ibrahim Alsabagh, frate minore francescano della provincia della Custodia di Terra Santa e Parroco della Chiesa di San Francesco D’Assisi ad Aleppo (Siria). Padre Ibrahim insieme agli altri frati della sua comunità, si occupa della cura pastorale dei pochi cattolici rimasti ad Aleppo, della gestione del dispensario medico e della mensa per i poveri per tutta la popolazione della zona, cristiani e musulmani.

In apertura di puntata Gennaro Ferrara propone l’ascolto dell’Angelus di domenica 10 febbraio in cui il Papa parla del miracolo più grande compiuto da Gesù: quello di aver aiutato Simone e gli altri pescatori a non cadere vittima della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Padre Ibrahim parla di come è cambiata la convivenza pacifica tra le religioni che, prima della guerra, esisteva ad Aleppo. E poi a partire dal discorso di Papa Francesco nell’Incontro interreligioso tenuto nel recente viaggio negli Emirati Arabi Uniti, sul ruolo delle religioni nella costruzione di ponti fra i popoli e le culture, Padre Ibrahim risponde con una riflessione sugli effetti della speranza e della disperazione nel cuore della popolazione siriana che subisce ogni giorno violazioni dei diritti umani e che necessita di nuove sfide per ricostruire il paese.

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IN EVIDENZA

Padre Ibrahim: “Non dobbiamo cedere allo scoraggiamento”

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ANGELUS  10 febbraio 2019

Il miracolo di non cedere allo scoraggiamento

Papa: Il miracolo più grande compiuto da Gesù per Simone e gli altri pescatori delusi e stanchi, non è tanto la rete piena di pesci, quanto l’averli aiutati a non cadere vittime della delusione e dello scoraggiamento di fronte alle sconfitte. Li ha aperti a diventare annunciatori e testimoni della sua parola e del regno di Dio. E la risposta dei discepoli è stata pronta e totale: «Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono» (v. 11). La Vergine Santa, modello di pronta adesione alla volontà di Dio, ci aiuti a sentire il fascino della chiamata del Signore, e ci renda disponibili a collaborare con Lui per diffondere dappertutto la sua parola di salvezza.

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO NEGLI EMIRATI ARABI UNITI  – INCONTRO INTERRELIGIOSO  4  febbraio 2019

Costruire insieme il futuro

Papa: Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro. Le religioni, in particolare, non possono rinunciare al compito urgente di costruire ponti fra i popoli e le culture. È giunto il tempo in cui le religioni si spendano più attivamente, con coraggio e audacia, senza infingimenti, per aiutare la famiglia umana a maturare la capacità di riconciliazione, la visione di speranza e gli itinerari concreti di pace.

Alla celebre massima antica “conosci te stesso” dobbiamo affiancare “conosci il fratello”: la sua storia, la sua cultura e la sua fede, perché non c’è conoscenza vera di sé senza l’altro…

Investire sulla cultura favorisce una decrescita dell’odio e una crescita della civiltà e della prosperità. Educazione e violenza sono inversamente proporzionali. Gli istituti cattolici – ben apprezzati anche in questo Paese e nella regione – promuovono tale educazione alla pace e alla conoscenza reciproca per prevenire la violenza.

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Smilitarizzare il cuore

Papa: Una convivenza fraterna, fondata sull’educazione e sulla giustizia; uno sviluppo umano, edificato sull’inclusione accogliente e sui diritti di tutti: questi sono semi di pace, che le religioni sono chiamate a far germogliare. Ad esse, forse come mai in passato, spetta, in questo delicato frangente storico, un compito non più rimandabile: contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore dell’uomo. La corsa agli armamenti, l’estensione delle proprie zone di influenza, le politiche aggressive a discapito degli altri non porteranno mai stabilità. La guerra non sa creare altro che miseria, le armi nient’altro che morte!

La fratellanza umana esige da noi, rappresentanti delle religioni, il dovere di bandire ogni sfumatura di approvazione dalla parola guerra. Restituiamola alla sua miserevole crudezza. Sotto i nostri occhi sono le sue nefaste conseguenze. Penso in particolare allo Yemen, alla Siria, all’Iraq e alla Libia.

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11 Febbraio 2019