dal lunedì al venerdì ore 17:30

In attesa di seguire la visita pastorale di Papa Francesco a Piazza Armerina e a Palermo, il 15 settembre per il 25° anniversario della morte del Beato Pino Puglisi, Gennaro Ferrara incontra Suor Carolina Iavazzo della Fraternità Buon Samaritano, collaboratrice pastorale di Don Pino Puglisi ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993.

“Il dono della vita di P. Puglisi fino al martirio ha segnato la sua vita al punto da sentire di dover raccogliere questa eredità, dedicandosi ai minori più disagiati, favorendo percorsi di legalità, di vera libertà, di riscatto della propria dignità: “per poter camminare a testa alta” –  come diceva P. Puglisi. Per questo motivo, nella Locride, oltre alle diverse attività propriamente pastorali, ha avviato un Centro di aggregazione per i più giovani, intitolato a P. Puglisi stesso, con la collaborazione di animatori laici del posto, che hanno scelto di mettersi in gioco per fare un tratto di strada insieme con i ragazzi”.

In trasmissione abbiamo riascoltato, l’Angelus di domenica in cui il Papa ha riflettuto sulla guarigione dalla paura, quella che diventa sinonimo di emarginazione come metodo di rimozione dei problemi, con un invito all’apertura come il linguaggio dell’amore.

Poi, ascoltando l’Omelia di questa mattina a Santa Marta, abbiamo riflettuto sulle parole del Papa sulla novità del Vangelo che non ammette una doppia vita.

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IN EVIDENZA

“Dobbiamo creare prima l’umano”

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“Ha donato la vita perché il Brancaccio risorgesse”

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ANGELUS 9 settembre 2018

Guarire dalla paura

Papa: Questo racconto del Vangelo sottolinea l’esigenza di una duplice guarigione. Innanzitutto la guarigione dalla malattia e dalla sofferenza fisica, per restituire la salute del corpo; anche se questa finalità non è completamente raggiungibile nell’orizzonte terreno, nonostante tanti sforzi della scienza e della medicina. Ma c’è una seconda guarigione, forse più difficile, ed è la guarigione dalla paura. La guarigione dalla paura che ci spinge ad emarginare l’ammalato, ad emarginare il sofferente, il disabile. E ci sono molti modi di emarginare, anche con una pseudo pietà o con la rimozione del problema; si resta sordi e muti di fronte ai dolori delle persone segnate da malattie, angosce e difficoltà. Troppe volte l’ammalato e il sofferente diventano un problema, mentre dovrebbero essere occasione per manifestare la sollecitudine e la solidarietà di una società nei confronti dei più deboli.

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Il miracolo dell’Effatà

Papa: Gesù ci ha svelato il segreto di un miracolo che possiamo ripetere anche noi, diventando protagonisti dell’«Effatà», di quella parola “Apriti” con la quale Egli ha ridato la parola e l’udito al sordomuto. Si tratta di aprirci alle necessità dei nostri fratelli sofferenti e bisognosi di aiuto, rifuggendo l’egoismo e la chiusura del cuore. È proprio il cuore, cioè il nucleo profondo della persona, che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, possa ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, traducendolo in gesti di generosità e di donazione di sé.

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SANTA MARTA

Attenti all’ipocrisia

Papa: La novità del Vangelo, la novità di Cristo – afferma il Papa – non è soltanto trasformare la nostra anima; è trasformare tutti noi: anima, spirito e corpo, tutti, tutto, cioè trasformare il vino – il lievito – in otri nuovi, anche tutto. La novità del Vangelo è assoluta, è totale; ci prende tutti, perché ci trasforma da dentro a fuori: lo spirito, il corpo e la vita quotidiana…

 

E tanta gente cerca di vivere il suo cristianesimo “delle novità”: “Ma oggi, si può fare così; no, oggi si può vivere così … “. E questa gente che vive delle novità che vengono proposte dal mondo è mondana, non accetta tutta la novità. C’è un confronto fra “la novità” di Gesù Cristo e “le novità” che il mondo ci propone per vivere…

 

Qualcuno può dire: “Ma, padre, noi siamo deboli, siamo peccatori …” – “Ah, questa è un’altra cosa”. Se tu accetti di essere peccatore e debole, Lui ti perdona, perché parte della novità del Vangelo è confessare che Gesù Cristo è venuto per il perdono dei peccati. Ma se tu che dici di essere cristiano convivi con queste novità mondane, no, questa è ipocrisia. Quella è la differenza. E Gesù ci aveva detto nel Vangelo: “State attenti quando vi diranno: il Cristo è lì, è là, è là …. Le novità sono questo: no la salvezza è con questo, con questo …”. Cristo è uno solo. E Cristo è chiaro nel suo messaggio…

 

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NEL WEEKEND

8.09.2018

 

Ai Partecipanti al Simposio dell’Unione Internazionale delle Benedettine

 

Ai Vescovi dei Territori di Missione partecipanti al Seminario promosso dalla congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli

 

 

 

10 Settembre 2018