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Esattamente 60 anni fa usciva in Italia, pubblicato da Feltrinelli in anteprima mondiale, Il dottor Živago  il romanzo di Boris Leonidovič Pasternak che narra la vita avventurosa di un medico e poeta, Jùrij Andrèevič Živàgo, diviso dall’amore per due donne e coinvolto nella rivoluzione russa dell’ottobre 1917.

Il romanzo, a lungo osteggiato dal regime sovietico, l’anno successivo, nel 1958, fu divulgato clandestinamente al di là della “Cortina di Ferro” nella lingua russa. Pasternak, membro non allineato dell’intellighenzia, ha vissuto in una comunità di scrittori a Peredelkino, vicino Mosca. Schivo e lontano dalle simpatie delle autorità sovietiche anche quando venne insignito del Premio Nobel per la letteratura, nel 1958, non lo ritirò per via del fatto che il suo ritorno in patria gli sarebbe stato precluso. Morì due anni dopo nel 1960.

Pasternak nel novembre 1957 “fu espulso dall’Unione degli Scrittori e subì una violenta campagna denigratoria, rischiò di essere privato della cittadinanza sovietica e di essere quindi espulso dal suo paese – si legge nel sito della Feltrinelli che ripercorre la vita dello scrittore e poeta e descrive le vicissitudini che portarono alla pubblicazione del romanzo -: parallelamente si sviluppò l’odissea del testo russo del suo romanzo, che dopo una prima edizione pirata in Olanda, fu pubblicato da Feltrinelli, quindi rivisto e migliorato nel 1978, mentre il testo definitivo apparve sul Novyj Mir nel 1988 e, in volume, nel 1991. Anche la traduzione italiana, nel frattempo, era passata attraverso complesse vicissitudini e revisioni, operate da Maria Olsufieva, Mario Socrate e da Zveteremich stesso”.

Solo qualche anno fa, invece, sono stati desecretati più di cento documenti che descrivono il ruolo della CIA nella pubblicazione del romanzo. Siamo in piena “Guerra fredda” con il mondo diviso in due blocchi contrapposti, da un lato l’Urss e i Paesi comunisti, dall’altro gli Usa e i Paesi aderenti al Patto Atlantico. Il progetto “Zhivago” è stato uno dei numerosi programmi di pubblicazione segreta sostenuti dalla CIA che hanno coinvolto la distribuzione di libri, periodici, opuscoli e altri materiali proibiti agli intellettuali dell’Unione Sovietica e dell’Europa orientale (nella foto uno dei documenti della CIA declassificati datato 24 aprile 1958). Un progetto che sottolinea il coinvolgimento dell’agenzia governativa statunitense nella stampa del Dottor Zivago. 

La popolarità del libro ha aumentato l’attenzione dei media per quanto accadeva nell’Unione Sovietica e nel blocco orientale a livello mondiale contribuendo anche all’invio di numerosi appelli al leader sovietico Nikita Kruscev.

Un duro colpo per quanti insistevano che i sovietici nel 1958 godessero di libertà interna. Una dimostrazione concreta di come il “soft power” può incidere nella cultura e nella politica di un Paese e su come può influenzare eventi e guidare la politica estera.

In Italia gli ideali di vita di Yuri Zivago, rivolti alla poesia e al servizio dell’umanità, vengono fatti conoscere al grande pubblico grazie al film del 1965 prodotto da Carlo Ponti per la regia di David Lean e alla magistrale interpretazione di Omar Sharif nei panni proprio di Zivago. Nel cast anche Julie Christie, Geraldine Chaplin, Rod Steiger e Alec Guinness (leggi la recensione del Cinematografo.it)

La pellicola vince 5 Premi Oscar nel 1965 come miglior sceneggiatura non originale, miglior fotografia, miglior scenografia, miglior colonna sonora, migliori costumi; 5 Golden Globe nel 1966; 3 David di Donatello nel 1967: miglior regista straniero (David Lean), migliore attrice straniera (Julie Christie), migliore produzione straniera (Carlo Ponti); il film è stato campione d’incassi negli Stati Uniti nel 1966.

Vincenzo Grienti

15 Novembre 2017