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Una settimana dopo che le sorti della Polonia erano state già decise dal generale Jaruzelski con la scelta della «soluzione interna» e l’avvio delle leggi marziali, Giovanni Paolo II fa sentire la sua voce in occasione dell’Angelus del 20 dicembre 1981. Il Paese polacco si trovava sotto scacco, in uno «stato di guerra» che fino all’ultimo momento era stato scongiurato dal cardinale Glemp con l’inviò di una lettera a Jaruzleski. Purtroppo, però, il 13 dicembre i carri armati erano giunti nella città di Varsavia e via via in tutti gli altri centri. Appresa la notizia Giovanni Paolo II il 20 dicembre del 1981 fece sentire la sua voce durante l’Angelus consapevole che, quando la diplomazia vaticana non poteva arrivare attraverso l’attività ordinaria e tramite i nunzi apostolici e i contatti dell’episcopato nazionale, come nel caso dell’attività del Primate Glemp nei confronti delle autorità polacche, poteva, forse, arrivare la voce del Papa: «Desidero raccomandare alla Genitrice di Dio la mia Patria, la Nazione di cui sono figlio. Da diverse parti ricevo assicurazioni di preghiere e di spirituale solidarietà. Sono profondamente grato per questo. Sono grato inoltre per la convinzione manifestata in questa circostanza che i problemi di cui si tratta in Polonia sono importanti per tutte le nazioni e le società, per l’Europa e per il mondo contemporaneo. E perciò continuo a chiedere a tutti la preghiera e la solidarietà verso quel popolo, che ha diritto di poter vivere la propria vita nella pace e nel rispetto dei diritti umani. In modo particolare, invito a pregare per coloro che nei giorni scorsi hanno perso la vita o hanno riportato ferite, per gli arrestati e per quanti sono stati strappati dalle loro famiglie, e per le famiglie prive dei loro cari».

Le esternazioni di Giovanni Paolo II inquadrarono la situazione polacca in un quadro politico e diplomatico internazionale che esulava dalla situazione prettamente interna.  In Polonia si era cercato di invocare come plausibile giustificazione all’introduzione dello «stato di guerra» il crollo economico del Paese e la presunta minaccia di un colpo di stato da parte di Solidarnosc.

Davanti ai decreti del Consiglio di Stato, la limitazione dei basilari diritti civici, gli arresti, gli internamenti, lo scioglimento dello stesso sindacato guidato da Lech Walesa dichiarato illegale, così come le numerose organizzazioni (tra cui l’Unione Autonoma degli Studenti, l’Associazione dei Giornalisti Polacchi, le unioni degli Artisti e degli Scrittori Polacchi, etc.), non passarono inosservate agli occhi del mondo e delle diplomazie occidentali.

La situazione in Polonia venne seguita da tutti i giornali e le televisioni occidentali. Nella foto la prima pagina di Paese Sera,  quotidiano del pomeriggio, che dedicò numerosi approfondimenti alla questione.

Il testo dell’Angelus del 20 dicembre 1981 di Giovanni Paolo II

Vincenzo Grienti

 

19 Dicembre 2017