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7 gennaio 1918. Nasce Paolo Desana. E’ il politico della DC che fece firmare e far approvare la Legge 930 sulla DOC (Denominazione di Origine Controllata). Ma la sua storia è legata ai “360 di Colonia”. Internato nei campi di concentramento in Polonia e Germania dopo l’8 settembre del 1943 fino al 1945, fu IMI (internati militari italiani) ai quali non era riconosciuto lo status di “prigioniero di guerra” e quindi non si applicava la Convenzione di Ginevra. Insieme ad altri 360 italiani dissero “no” ai nazisti che li obbligavano a svolgere i lavori forzati.  Una Resistenza senz’armi. Un rifiuto a combattere a fianco dei nazisti e della Repubblica di Salò. Ma soprattutto un “no” alla “civilizzazione”. Un fatto avvenuto dopo l’8 settembre del 1943, a seguito dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati. Un caso poco conosciuto, quello dei “360 di Colonia”, che è stato ricordato alla Biblioteca del Senato a Roma, a 25 anni dalla scomparsa di Paolo Desana, su iniziativa dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia. L’ex tenente piemontese nella tarda estate del 1944 diventò punto di riferimento dei 360 di Colonia e, succesivamente, del KZ di Unterlüss. Divenuto Senatore della Repubblica nell’Italia liberata, il suo nome è associato alla legge del 1963 delle DOC dei vini. Desana guidò questo gruppo di giovani che eroicamente non si piegarono ai soldati del Fuhrer. Obbligati, infatti, al lavoro ancor prima dell’accordo sulla “civilizzazione” degli internati militari italiani, siglato tra Hitler e Mussolini il 20 luglio 1944, contestarono tale provvedimento, che imponeva il lavoro anche agli ufficiali. Si rifiutarono di lavorare, tanto che per loro fu emanata un’ordinanza di trasferimento dai lager militari a quelli nazionalsocialisti di lavoro coatto. Il loro “no” ai nazisti di fatto li rese liberi” giungendo così da militari alla liberazione da parte degli Alleati nel 1945.

Vincenzo Grienti

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7 Gennaio 2018